La dimensione cattolica della Croce - Cammimo per incontrare Dio

I Cercatori di Dio
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Mistica cristiana
La dimensione cattolica della Croce
Il mistero della croce, per i cercatori di Dio, non può essere riassunto in una sola realtà.
Esso si può valorizzare da tanti punti di vista, ad esempio secondo il profilo della missione di Dio, della sua carità per gli uomini o dal concetto di sacrificio, giustizia, misericordia o della partecipazione dell’uomo alla passione o dall’attualizzazione continua nella celebrazione della santa Messa, ecc.
La Croce
Il mistero della croce, si può meditare da più angolature, perché è profondo, non misurabile e con prospettive infinite. Difatti questa verità di fede, che s’ingigantisce poco a poco quando ci si accosta, nella sua unicità, non raggiunge un’uniformità da poterla racchiudere in uno spazio delimitato, si diffonde all’infinito per giungere a ogni singolo uomo perché, per Grazia, ogni uomo possa far ritorno a Dio.
 
Tutti, indistintamente, ricevono la possibilità di giungere alla salvezza per i meriti della sua croce, ma ognuno è libero di accoglierla o rifiutarla. Anche a chi non ha mai sentito parlare di Gesù Cristo è offerta la possibilità, seppur in modo imperscrutabile, di ottenere la salvezza e la vita eterna che egli ci ha guadagnato con la sua Passione, Morte e Risurrezione. In questo modo i meriti della croce raggiungono il massimo della diffusione; in tutta l’umanità passata, presente e futura, nessuno potrà affermare di non essere stato considerato, nella sua particolarità e individualità, nella sintesi della croce.
 
La convergenza degli uomini si trova nella persona del Signore Gesù, che si fa presente sino all’infinito (pensiamo all’Eucaristia), per riunire tutti nell’unità e presentarsi al Padre nello Spirito Santo.
 
Egli è morto per tutti. Se il mistero della sua morte e resurrezione non raggiungesse tutti gli uomini, anche più i lontani, ci ritroveremmo ancora nell’Antico Testamento e nel limite del nazionalismo religioso. Gesù Cristo, infatti, non è morto sono per la nazione, ma per ricondurre all’unità tutti gli uomini (cfr. Gv 11,50-52).
 
Come tutti siamo partecipi e colpevoli (pensiamo ai peccati personali) della sua morte, così tutti siamo raggiunti dagli effetti salvifici della sua resurrezione. Nessuno può dichiararsi innocente al punto da affermare di non aver bisogno di essere salvato, redento; sarebbe un atto di grande superbia, che testimonierebbe il contrario. Il Signore è morto e risorto per tutti, buoni e cattivi, nessuno sta al di fuori della sua sfera d’azione.  
 
La sua è una morte vicaria, perché egli ha sacrificato se stesso al posto nostro; la nostra morte sebbene fosse offerta liberamente, non ci farebbe guadagnare la salvezza. Ma la sua, siccome è l’uomo-Dio, è efficace e ottiene dal Padre quello che noi non potremmo mai ottenere. Eppure, a qualcuno, è chiesto di collaborare con Gesù offrendosi in sacrificio.
 I cristiani, che con il loro martirio rendono suprema testimonianza della fede (oggi molti di più che nel passato), non compiono un atto personale, perché i loro meriti (seppur ottenuti con la forza dello Spirito Santo) sono valorizzati da Dio per completare la sua missione (cfr. Col 1,24).
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