Conoscere e non conoscere - Cammimo per incontrare Dio

I Cercatori di Dio
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Conoscere e non conoscere
Chi fa la preghiera contemplativa, avverte sempre una profonda distanza tra il vissuto e lo stupore di ciò che si manifesta, perché la contemplazione apre e svela, quello che non si era colto durante la meditazione.
Conoscere
L’intelletto, le conoscenze impiegate di solito nella riflessione, per la contemplazione non servono; occorre immergersi nella preghiera del cuore, sperando di ottenere un’intuitiva rivelazione, perché è sempre Dio ad “aprirci” alla meraviglia di una nuova comprensione.  A volte, però, nonostante il silenzio e il desiderio d’intimità con Lui, accade che non riusciamo a penetrare la verità di Dio, anzi, il mistero si infittisce ancora di più.
La mancata comprensione non ci deve mortificare, Gesù ha ricordato ai suoi che “nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11,27) perciò deve nascere nel nostro cuore, un maggior rispetto e aumento dell’amore verso Dio.
Nosce
La fede deve sempre restare fede, non può diventare una convinzione frutto di un ragionamento perché non sarebbe più fede. Il credente, infatti, non crede perché sa qualcosa, ma perché si fida del Signore, nonostante, alle volte, lo lasci nell’oscurità. Se lo amiamo veramente, il «non conoscere» acuisce ancora di più la speranza e intensifica il nostro amore. Sulla fede, infatti, deve poggiare la nostra libera scelta di sperare e amare.
Gesù, uomo-Dio, ci ha mostrato quanto grande fosse il suo amore e la sua fiducia nei confronti del Padre, non volendo conoscere prima del tempo la “sua ora”. Così è avvenuto anche per Maria molte volte, perché la fede si dimostra anche così.
Se Dio vuole che noi conosciamo qualcosa ce lo farà sapere, una conoscenza non opportuna potrebbe solo insuperbirci e ad allontanarci da Lui! Dobbiamo fidarci, è Dio a fissare per noi, in quel momento, lo “stop” alla comprensione, definitiva o temporanea.
A dire il vero, la nostra “non conoscenza” può stimolare la fiducia in Dio. Infatti, la fede del cristiano, non è insipida o abitudinaria e, l’esperienza del “conoscere e non conoscere” sollecita lo spirito per orientarlo verso il Signore.
Solo pregando “in mare aperto” il vento dello Spirito può soffiare gagliardo e d’improvviso aprirci alla conoscenza inaccessibile. Ma tutto è dono. Tutto è Grazia!
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