Mistica cristiana
Il silenzio della morte di Cristo e la mancanza di risposta del Padre
Tra la morte del Signore, la sua discesa agli inferi e la risurrezione, regna solo il silenzio e la mancata risposta del Padre.
Il Figlio, che in se stesso era pura immensità, diventato uomo era stato sempre unito e disponibile al Padre ora, invece, nell’abbandono fa l’esperienza del ‘non essere Dio’. Lo Spirito, che Gesù sulla Croce rimette al Padre, gli rende testimonianza.
Per capire l’oscurità della morte, Gesù consegna al Padre la sua divinità per essere solo uomo, nella completa kenosis, sperimentando così la separazione dal Padre e dagli uomini, e la divisione in se stesso
La solitudine e il silenzio di morte del Sabato Santo sono per noi un mistero impenetrabile: il Padre è velato, nascosto, richiama il Figlio e lui obbediente lo cerca, ma non s’incontrano. È il massimo della perfezione, perché ambedue si ricercano e si attendono nella carità.
Se mancasse all’opera redentiva del Signore l’angoscia del Sabato Santo, la sua passione sarebbe simile alla nostra; invece, il Signore, mostra la dimensione eterna e divina della sua morte, perché dopo aver preso su di sé, i peccati degli uomini è disceso agli inferi, ultima conseguenza dell’Incarnazione.
Il Figlio vede con gli occhi del Padre gli effetti del suo sacrificio: da una parte la sua sofferenza in Croce, frutto di una totale carità versi il Padre e gli uomini; dall’altra gli inferi, frutto della giustizia del Padre che, prima del suo sacrificio redentivo, era la sola e definitiva realtà che toccava agli uomini.
Gesù prende su di sé la realtà del Cielo e quella degli inferi; e poiché egli è il confine tra la terra e il cielo, ma anche la separazione tra il bene e il male, realizza il purgatorio che, prima dell’opera redentiva di Gesù non esisteva; esso è una condizione di purificazione che metterà a nudo i nostri compromessi, fino a quando non diventeremo capaci di accogliere pienamente l’amore di Dio.
Negli inferi, Gesù, separa il peccato dal peccatore e punisce il peccato come rifiuto di Dio, in altre parole il cattivo uso dell’amore che beffeggi Dio e come rifiuto totale del suo amore.
Il Figlio va a cercare il Padre negli inferi, ma poiché qui tutto è peccato, non lo può trovare. Sulla Croce, Gesù, aveva patito la solitudine come una sete rivolta a tutti gli uomini per comunicare loro la vita ora, invece, negli inferi dove tutto è morto e riprovato da Dio, non può offrire più nulla: è nella piena solitudine!
La ricerca di Dio negli inferi è senza speranza.
Quanto più la corrente di peccato predomina, tanto più Gesù soffre dell’assoluta mancanza del Padre. Sulla croce egli aveva assunto il peccato in modo attivo qui, invece, per comprenderlo, deve entrare nella melma del peccato, senza il Padre.
Negli inferi, nulla è rimasto del rapporto originario del Padre con la creazione. È un nuovo caos che è costituito dal rifiuto di Dio. Il caos prima della creazione non era né buono né cattivo, era solo un’opportunità nelle mani di Dio non ancora realizzata; ora il mondo è in mezzo tra il cielo e il caos degli inferi.
È un mistero perché Dio, capace di far sorgere il bene anche dalle nostre cattive azioni, lasci al demonio il potere di sedurre l’uomo. La risposta è che gli uomini sono lasciati nella libertà di andare incontro a Lui oppure no.
La sofferenza del Figlio sulla croce è stata oggettiva, tangibile, come lo è anche la sua carità per il Padre e per gli uomini, e il Padre corrisponde a tanta carità creando gli inferi e facendoli vedere al Figlio come risposta di approvazione del suo sacrificio.
Gli inferi, quindi, sono un mistero che proviene dalla carità di Dio per noi, perché la libertà di scelta possa sempre regnare. Essi sono la controparte oscura dello splendente mistero della Trinità, sono stati creati per amore verso il Figlio e verso gli uomini; offrendo a questi ultimi, la possibilità di continuare ad esistere nonostante abbiano fatto la scelta di andare contro di Lui.Nel mistero del Sabato Santo s’intrecciano tanti misteri, impenetrabili per noi, che nella loro unità provano quanto sia perfetta e totale la redenzione dell’umanità.
Anche noi siamo invitati a partecipare alla morte redentiva del Signore accogliendo, per grazia, il dono della fede, per attendere la risurrezione e così prendere parte alla sua piena vitalità.
Infatti, la grazia della redenzione, come Dio Padre la dona al mondo nella risurrezione del Figlio, è un miracolo così perfetto che non poteva certo scaturire dagli uomini poiché nessuno poteva sognarselo.
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