La verità va scoperta
Ha detto che...
La verità non si insegna; bisogna scoprirla, conquistarla. Pensare, farsi una coscienza. Non cercare uno che pensi per voi, che vi insegni come dovete essere liberi. Qui si vedono gli effetti: dagli effetti risalire alle cause, individuare il male. Strapparsi dalla massa, dal pensiero collettivo, come una pietra dall'acciottolato, ritrovare in se stessi l'individuo, la coscienza personale.
Impostare il problema morale. Domani, appena toccherete col piede la vostra terra troverete uno che vi insegnerà la verità, poi un secondo che vorrà insegnarvela, poi un quarto, un quinto che vorranno tutti insegnarvi la verità in termini diversi, spesso contrastanti. Bisogna prepararsi qui, "liberarsi" qui in prigionia, per non rimanere prigionieri del primo che v'aspetta alla stazione, o del secondo o del terzo. Ma passare ogni parola loro al vaglio della propria coscienza.
BREVE BIOGRAFIA
L'ideatore di Peppone e Don Camillo è stato uno dei più importanti intellettuali civili italiani del Novecento, attività che lo ha contraddistinto sia come uomo che come giornalista e scrittore. Nato il primo giorno di maggio del 1908 a Fontanelle di Roccabianca (nel parmense) iniziò giovanissimo a fare il giornalista nella città emiliana, ma emigrò in altrettanta giovane età a Milano.
Giovannino Oliviero Giuseppe Guareschi (questo è il suo nome completo, e spesso scherzava sul fatto che un omone come lui fosse stato battezzato come "Giovannino"), povero e solo, ma dall'animo forte e difficilmente influenzabile, si mette a scrivere per la rivista umoristica dell'epoca, il "Bertoldo" non curandosi affatto delle possibili reazioni del regime fascista allora dominante in Italia (che anzi Guareschi non perde occasione di sbeffeggiare). Sono gli anni trenta, quelli del pieno plebiscito, sul piano popolare, del regime.
Ma gli effetti di questa "militanza" indesiderata si fanno presto sentire. Scoppia la seconda guerra mondiale, l'Italia adotta, scimmiottando la Germania nazista, una politica espansionista ma anche razzista e sempre più intransigente nei confronti delle voci di dissenso. Lo scrittore subisce quindi una traumatica sorte: catturato e incarcerato, nel 1943 viene deportato in Germania e poi in Polonia.
Dopo due anni di Lager torna in Italia e fonda "Il Candido", un altro settimanale di satira. Malgrado la brutta esperienza della carcerazione e del campo di concentramento, la lingua dello scrittore non si è certo ammorbidita. Sul Candido conduce battaglie antigovernative e "antipolitiche", senza risparmiare però neanche la fazione comunista e di sinistra. Nel 1954 è di nuovo agli arresti, con la scusa di aver pubblicato compromettenti lettere (poi risultate false), dell'allora presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. Nel frattempo aveva dato vita con "Mondo Piccolo" alla saga di Don Camillo e Peppone, figure contrapposte di due tipiche anime dell'Italia post bellica. Don Camillo, infatti, rappresenta la figura dell'antifascista furbo e rispettoso dello "status quo", mentre Peppone è un sindaco comunista ortodosso, petulante, ma sostanzialmente buono. Dai romanzi che vedono protagonisti i due personaggi sono stati tratti in seguito anche numerosi film.
Ad ogni modo, a fronte del grande successo popolare, la critica e gli intellettuali tendono a snobbarlo, a causa soprattutto della semplicità di linguaggio utilizzata e di una certa patina di ingenuità un po' "naif" che pervade i suoi scritti. Ma dietro l'umorista si nascondeva un uomo che ha dovuto soffrire disagi, umiliazioni, dolori e tradimenti (girò anche la voce, priva di fondamento, che fosse finanziato dalla Cia). Molti tra i suoi più toccanti racconti sono in realtà trasposizioni di fatti reali che hanno inciso la sua anima fin nel profondo.
Successivamente, per fortuna, fu ampiamente "sdoganato". La rivista "Life" riconobbe il suo fondamentale contributo, e lo definì come "il più abile ed efficace propagandista anticomunista in Europa", mentre Indro Montanelli ha più volte elogiato l'uomo e l'amico, fino ad affermare: "C'è un Guareschi politico cui si deve la salvezza dell'Italia. Se avessero vinto gli altri non so dove saremmo andati a finire, anzi lo so benissimo".
Muore a Cervia il 22 luglio 1968 dopo aver passato gli ultimi anni di attività dietro le quinte e po' dimenticato da lettori e critica. Silente in un mondo in cui si riconosceva sempre meno.
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