Il "distacco" di Gesù da Maria
All’età di trent’anni Gesù lascia la casa di Nazareth e si
avvia verso il Giordano.
Gesù si allontana senza grandi preparativi, se ne va e il
dolore della separazione fisica per Maria è già un preludio del dolore ai piedi
della croce. Maria comprende che per Gesù è terminato il periodo di formazione
umana e che ha inizio la missione assegnata dal Padre. Suo Figlio, sempre
obbediente al Padre, è diventato grande e deve agire in modo autonomo.
Maria si mette in disparte, non intralcia la sua missione, prontamente
muta il suo servizio perché il compito di madre non finisce; ignora, però, che
sta per acquisire una maggiore corresponsabilità. A lei, infatti, il Padre le
affida un compito nuovo, quello di accompagnare le scelte di Gesù e stare
presso di lui. Il mandato legato al suo «sì» non s’interrompe, assume la forma com’era
all’origine, caratterizzata da attesa e preghiera.
Maria lo accompagnerà nella
preghiera, nella contemplazione e, come sempre, metterà a sua disposizione
questo frutto, per le sue necessità. In questo modo la missione del Figlio
diventa anche la sua missione.
Lo stare con Gesù, non nasce dal desiderio ostinato di rimanere unita al Figlio, come avviene spesso alle madri, ma è in consonanza alla sua nuova missione.
Maria, contemplando la sua vita, chissà quante volte avrà sperimentato, come prova, la tristezza al pensiero delle future sofferenze di suo Figlio, anticipando così il dolore della sua passione. Infatti, Maria, non solo soffre in anticipo per la perdita lacerante di Gesù in quanto uomo, ma perché sa che egli è il Figlio di Dio e che i profeti hanno parlato di lui come l’uomo dei dolori (cfr. Is 53).
Nella sua pena, dimentica se stessa, sperimenta la solitudine e prega per l’opera di Redenzione, precorrendo i tempi: agisce in nome della Chiesa, prega come la Chiesa e offre tutto per la Chiesa.
In questo modo Madre e Figlio si completano, sia nella contemplazione sia nell’azione. Fino a che Gesù viveva a Nazareth Maria aveva il cielo in casa, ora che se n’è andato, patisce un dolore grande, ma d’altro canto lei, per Grazia, racchiude anche in sé la straordinaria estensione del cielo procuratole dal Figlio che la priva dei limiti della sua natura umana, facendola partecipe sin d’ora alla contemplazione dell’eternità.
Maria per prima dimostra che tutto l’amore umano, quando è
cristiano, riceve il suo completamento solo in Dio e che accompagnare il Figlio
con la preghiera, fa nascere una reale vicinanza.
A questo punto Maria forse comprende che c’è un nesso tra la
partenza di Gesù diretto al Giordano per essere ‘battezzato’ da Giovanni il
Battista e la sua visita a Elisabetta. Il Signore, allora, si era servito della
sua presenza, per comunicare la missione di precursore a Giovanni ora, invece, si
serve di Giovanni per dare inizio alla vita pubblica e Gesù inizia a percorrere
da uomo e pubblicamente quel cammino che aveva percorso segretamente con sua
Madre.
Maria vive come lacerata tra cielo e terra. Il cielo si apre
a lei nella contemplazione, ma la missione terrena per accompagnare suo Figlio
è fatta di travagli patiti in segreto lei, però, continua la vita eucaristica
iniziata agli albori con l’adesione a diventare la mamma di Gesù e che presto
avrebbe coinvolto tutta la Chiesa.
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