La "dimostrabilità" di Dio
La dimostrabilità di Dio non è sufficiente per raggiungere Dio in persona, perché Dio supera la sua dimostrabilità.
Non vi è alcun limite per la dimostrazione, ma il limite è situato in un salto, nello slancio della carità di Dio verso la creazione, che fa saltare l’intelligenza per lasciare il posto alla fede nella carità.
Dio non si raggiunge con l’intelligenza, ma solo con la carità, e il limite è oltre l’infinito (se fosse possibile parlare così), l’«oltre» per noi è irraggiungibile: non sappiamo neppure che cosa è.
Vi è un altro passaggio, interiore,
tra l’intelligenza naturale e la fede soprannaturale e questa unione consiste
nella missione del Figlio. In lui abbiamo la prova della carità di Dio per noi, e solo così la nostra povera
intelligenza si apre alla carità che la completa.
Qualche cosa di Dio si
comprende nella carità, e questa ci è insegnata da Gesù Cristo. Occorre perdere
se stessi nell’amore di Dio, solo così si viene aperti alla grazia di Dio.
È la grazia del Figlio, attraverso
la quale, camminando su di essa, diviene accessibile e comprensibile la vita
eterna. Proprio l’aldilà di Cristo ci rende comprensibile anche il senso della
vita terrena; senza la fede in Dio e la carità verso il Figlio, la vita terrena
ci rimane priva di significato. La conquista e la comprensione di questa
conoscenza assorbe tutta la nostra intelligenza e, proprio per questo, la vita
eterna ci resta preclusa e incomprensibile.
La vita umana senza Dio si solleva
un po’ dalla solitudine, si apre al mondo e di nuovo ricade nella morte terrena,
viene dalla terra e ritorna ad immergersi in essa, e appare senza senso. La
vita in Dio sale come quella terrena, ma dove la vetta è raggiungibile si apre
all’«infinito» e non ricade sulla terra. Il credente non perde se stesso, ma
avrà la vita eterna in cui vedrà Dio.
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