Essere veri Cristiani
Ha detto che...
«Sono stata condannata perché cristiana. Credo in Dio e nel suo grande amore. Se mi condannate a morte perché amo Dio, sarò orgogliosa di sacrificare la mia vita per Lui»
Asia Bibi
BREVE BIOGRAFIA
La travagliata vicenda di Asia Bibi è diventata un libro: oggi viene
pubblicata la biografia ufficiale della cristiana pakistana, incarcerata
per blasfemia e liberata lo scorso anno, dopo una lunga detenzione
durata nove anni. Anni di umiliazioni e torture. Oggi l’ex bracciante
agricola è in Canada, dove si è finalmente riunita con la sua famiglia:
vive in un luogo segreto, sotto falsa identità, perché continua a
ricevere minacce di morte dagli estremisti. La sua storia è diventata il simbolo della lotta all’estremismo religioso.
L’autobiografia, Enfin libre! (Éditions du
Rocher), è stata scritta in francese insieme alla giornalista
Isabelle-Anne Tollet, una delle più attive sostenitrici della libertà di
Asia Bibi, sul cui caso ha scritto due libri. «Conoscete la mia storia
dai media, e forse avete cercato di mettervi nei miei panni, per capire
quanto ho sofferto», ha spiegato la donna in un comunicato stampa che
annunciava l’uscita del libro. «Ma non sapete nulla della mia vita quotidiana in prigione o della mia nuova esistenza, ed è per questo che vi racconto tutto in questo libro».
La sua storia
Asia Bibi, madre di cinque figli, contadina di Ittanwali nel Punjab, era stata condannata nel 2010 per aver «insultato» il profeta Maometto,
durante un litigio. Nel giugno 2009 stava lavorando in un frutteto
insieme ad altre donne. Bevve un bicchiere di acqua, e altre due si
rifiutarono di bere alla stessa fontana: le dissero che era una
«infedele cristiana». Secondo una versione, sarebbe stata Asia Bibi a
offrire l’acqua, e in base all’altra le vicine avrebbero rifiutato il
bicchiere perché era stato toccato dalle dita della donna (ed è proprio
la divergenza delle versioni che le ha salvato la vita).
Secondo le testimonianze di chi l’aveva accusata, Bibi rispose:
«Credo nella mia religione e in Gesù Cristo, morto sulla croce per i
peccati dell’umanità. Cosa ha mai fatto il vostro profeta Maometto per salvare l’umanità?».
L’anno successivo venne condannata a morte per blasfemia, nel 2014
perse il ricorso dinanzi alla Corte di Lahore, ma nel 2015 la Corte
Suprema decise fermare l’esecuzione dopo aver accettato di studiare il
suo fascicolo. Secondo la sentenza, emessa nell’ottobre 2018, le accuse erano basate su prove inaffidabili e
la sua confessione era stata rilasciata di fronte a una folla che
«minacciava di ucciderla». Intanto, il suo caso aveva scatenato un
movimento d’opinione internazionale.
La legge sulla blasfemia
L’Islam è la religione nazionale del Pakistan e condiziona il suo
sistema legale. La sua legge sulla blasfemia si basa su articoli del
Codice penale introdotti nel 1986 durante la dittatura di Zia ul Haq,
generale filoccidentale, che però voleva garantire la stabilità interna
con un accordo con l’estremismo musulmano.
Da allora la legge sulla blasfemia è stata applicata in migliaia di casi, causando centinaia di vittime innocenti, condanne a morte ed esecuzioni extragiudiziali. Queste norme, più che contro la blasfemia, sono state spesso utilizzate per vendicarsi delle controversie personali,
e le condanne si sono basate su prove molto deboli. Nel Paese, i
cristiani costituiscono solo l’1,6% della popolazione: la comunità è
stata vittima di numerosi attacchi, soprattutto negli ultimi anni.
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