L’importanza della Parola di Dio
Dobbiamo incontrare una persona importante? Ci prepariamo cercando di formulare al meglio il
nostro pensiero e memorizzarlo.
Quest’atteggiamento lo assumiamo con le personalità di questo mondo, ma a volte anche con Dio, quando riconosciamo l’importanza che egli ha. Certo, se abbiamo familiarità, è più facile perché siamo fiduciosi, crediamo che lui ci comprenderà fino in fondo.
Se poi è una persona autorevole che ci vuole parlare siamo pieni di timore, perché non sappiam se parlerà a nostro favore
oppure no. Invece, se è Dio a parlarci, il nostro atteggiamento è totalmente diverso, perché intuiamo che Dio vuole solo il nostro bene e, se abbiamo un po’ di fede, il “timore” nei suoi confronti, si trasforma in rispetto e attenzione; ma per aumentare la nostra fiducia-fede in Dio dobbiamo lasciarci coinvolgere dalla forza della sua parola, permettendo a essa di influenzare e modellare la nostra vita.
Pertanto, il
nostro pregare non può essere un monologo ininterrotto, come se Dio assecondasse
più volentieri il nostro volere. Dobbiamo imparare a curare l’ascolto della sua
parola, per non dare più importanza a noi stessi che a Dio; ma non solo, quando
parliamo di lui agli altri con ragionamenti ricercati, possiamo ricavare anche delle
soddisfazioni, recondite o palesi, e così facendo, abbiamo già ricevuto la
nostra “gloria” senza che Dio ci ascolti!
Dio ci parla
attraverso le Scritture, certo potrebbe anche farlo direttamente, ma se ha
scelto questa modalità, è per il nostro maggior bene e, quando Dio parla, dice
le cose in modo così perfetto, chiaro e compiuto che ogni altra parola è
superflua.
Allora,
qualcuno potrebbe obiettare, perché si fanno le prediche? Le “spiegazioni” non dovrebbero riguardare la
Parola di Dio – che non ne ha bisogno –, ma la sua applicazione. Dio, infatti,
parla in modo così ineguagliabile ed esauriente che la nostra unica risposta
dovrebbe essere un silenzio di meditazione, su come applicare la sua parola
nella nostra vita.
La preghiera è
liberatoria, è armonia, ordine, equilibrio... A volte, però, accade che al termine
della preghiera siamo angosciati, oppressi, confusi come quando abbiamo
iniziato. Dato che Dio è contrario al disordine e al “caos”, significa che
abbiamo pregato male o, sarebbe meglio dire che non abbiamo pregato per niente.
Dio non ha agito, e noi non abbiamo percepito la forza della sua parola
costruttiva e liberante.
Quando capiamo che
il nostro cuore si è inaridito, dobbiamo modificare subito il modo di pregare,
cercando di lasciarci coinvolgere dalla parola di Dio per percepire il suo respiro.
A volte, le sue
parole sono nascoste e silenziose, ma il nostro cuore e il nostro spirito se
sono attenti le percepiscono. Esse ci portano vicinissimi all’atto creativo di
Dio, ci riscaldano il cuore e donano pace e serenità, alle quali attingere nei
momenti di prova, per non sentirci soli e abbandonati.
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